Se è una fortuna nascere con il sorriso, che regalo, è un merito coltivare il rapporto con i ragazzi con il dialogo e il confronto. Una scelta condivisa con lo staff in un ambiente, il settore giovanile del Genoa, “in cui si respirano valori come collaborazione, coesione, famigliarità, al di là di competenze e professionalità. E’ un posto speciale in cui le invidie sono bandite dal manuale in uso”. Un’apertura mentale degna delle parabole che Leone Cipani, il mister dell’U15 maschile al comando nel girone, disegnava con il mancino quando giocava. “Ehm, quasi: ero un terzino. Poi mi sono allungato la carriera da centrale”. Genovese di Nervi, quarto anno in rossoblù. Da dove cominciamo? “Allenare è un piacere, non una passione. Ho scelto i giovani per la gratificazione di vederli crescere e seguirli durante il percorso. Certe cose restano anche quando le strade si separano. Se non possiamo pretendere che i ragazzi non commettano errori, è importante stare vicini, chiedere perché e parlare dei motivi che li portano a sbagliare”.

Questo è un gruppo che Leone Cipani conosce come le sue tasche, per averlo allenato nella scorsa stagione. “Tra le mani ho un buonissimo gruppo, con ampi margini di miglioramento e individualità interessanti. Ci stiamo misurando con una gestione un po’ differente. L’inattività di sei mesi sta portando come conseguenza piccoli acciacchi da fronteggiare nella quotidianità. L’Under 15 è un campionato nazionale più selettivo rispetto al torneo da cui arriviamo. In campo preferisco basarmi su principi e concetti, piuttosto che sugli schemi. Lavoriamo sull’interpretazione delle situazioni per rendere i giocatori funzionali e adattabili al gioco. Cerchiamo di inculcare stimoli e motivazioni per presente e futuro, il senso di appartenenza che nasce dalla consapevolezza di indossare una maglia come quella del Genoa. Mi considero fortunato. Stare in mezzo ai giovani aiuta a restare giovani a 360 gradi”. Che sia invece un merito pure questo?

 

 

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