
Harakiri Genoa. Nella partita dell’ipotetico rilancio, il Parma vince 2-1 e conquista la quinta vittoria consecutiva contro i nostri, consolidando il tabù.
Il primo tempo corre sul filo di un sostanziale equilibrio quanto a volumi e opportunità da rete. Il Genoa manovra fin troppo per trovare varchi e il ritmo per affondare i colpi, mentre il Parma fa muro senza andare in affanno e, quando verticalizza, aguzza i denti nelle rare ripartenze. È Scamacca il primo a lanciare un fiammifero nel pagliaio, la conclusione si spegne tra le braccia di Sepe. I ducali passano in vantaggio dopo un allarme procurato in area di rigore, c’era fallo su Goldaniga. L’ex Kucka serve nel corridoio centrale Gervinho che apparecchia la tavola e incenerisce con un rasoterra Paleari al debutto. La reazione si concretizza con un’azione personale di Shomurodov. L’uzbeko scivola via come un’anguilla nel Po, senza pescare il gol per l’intervento sicuro del portiere. Sturaro e compagni danno il meglio intorno alla mezz’ora nel tentativo di recuperare. Prendono campo, aumentano i giri, sfoderano convinzione. Prima è Badelj ad alzare la mira libero di andare al tiro. Poi è Pellegrini, tra i più vivaci sul fronte rossoblù, a mettere al centro: Scamacca arriva come un treno senza trovare la stazione del pareggio. Le occasioni si aggiornano come quando si schiaccia sul tasto F5. Stavolta dalla parte sbagliata. È Gervinho a non chiudere un agevole tap-in, quindi sugli sviluppi a colpire la traversa grazie a un provvidenziale riflesso di Paleari. Ci salviamo così e andiamo a riordinare le idee sotto di uno.
Si riparte con gli stessi prima di salire sulla giostra che ruota intorno alle sostituzioni. La doccia fredda, anzi gelata, si apre copiosa dopo pochi secondi. Il Grifone pasticcia e guarda Gervinho infilare il raddoppio con un destro forse non irresistibile. Come scalare una montagna con le ciabatte di gomma. E’ Shomurodov a tirare la cordata. Gli avversari tergiversano a spazzare e la girata del 61 batte Sepe e scalda gli animi. Uno a due. Come nel derby il Genoa si scrolla di dosso la paura e mostra i muscoli. Sturaro sfiora il colpaccio con una sassata a effetto che si perde sul fondo. I nostri piazzano le tende avanti, danno continuità all’azione, variano le soluzioni di avvicinamento ai sedici metri. Si lotta su ogni pallone. I gialloblù perdono sicurezza e riferimenti, a margine del solito valzer di interruzioni. Maran punta sull’ampiezza per aggirare la difesa. I cambi di fronte sono una costante penalizzata talvolta dalla precisione nell’esecuzione. I subentrati Pandev e Zajc portano nuova linfa. Serve produrre il massimo sforzo per rimetterla in piedi, dopo che Karamoh arcua il mancino e spedisce fuori. Ghiglione si invola e spara su Sepe. Resta solo un quarto d’ora con l’extra-time per grattugiare almeno un punto sulla classifica e invertire il pesante trend di sconfitte. Dentro pure Pjaca e Parigini per l’assedio finale. Niente da fare. Un altro boccone amaro da mandare giù. Il digiuno di vittorie, Coppa Italia a parte, è un buco nello stomaco che si dilata dalla prima di campionato.