
Resta al palo il Genoa contro il Torino che segna due gol nel primo tempo, in una partita da campo zuppo e pallon bagnato, marcando meritatamente la prima vittoria in campionato. Il gol di Scamacca nel recupero è una illusione che dura lo spazio del triplice fischio.
Inizia con il freno tirato il Grifo che presenta gli stessi del derby con l’inserimento di Ghiglione, Pellegrini e Pjaca. È il Toro che prova a dare gas sull’acceleratore indovinando il primo bivio per il vantaggio dopo pochi minuti. Prego, si accomodi. Un errore difensivo allunga la traiettoria per Lukic che non si fa pregare per metterla alle spalle di Perin. Tutta in salita. Nel reparto arretrato Zapata giganteggia. La sveglia suona con un’azione tambureggiante, uno, due, tre tentativi in mischia e stile rugbistico, conclusa da una deviazione alta di Pjaca. Il forcing è infruttuoso, tuttavia si registrano segnali positivi, oltre a rivendicazioni su un piede contro piede in area tra Bremer e Lerager. Valeri lascia proseguire dopo il check con la Var. Restano i dubbi, il tempo c’è. Purtroppo anche per cucinare la seconda frittata per il raddoppio firmato sempre con gli ingredienti di Lukic, lo chef della serata, che procura con un cross l’autorete di Pellegrini. Lo spiovente velenoso taglia lo specchio ed è il rumore di un altro vetro che cade a pezzi. I nostri accusano il colpo. Il giro palla è lento per stanare gli avversari che si raccolgono e ripartono con un ventaglio di soluzioni, arrivando prima sulle seconde palle. Belotti e compagni verticalizzano di più e meglio. Il destro di Rovella per accorciare le distanze si infrange sulla respinta di Singo in spaccata. I granata vanno al riposo con un patrimonio ampio da gestire, una forma di assicurazione sul prosieguo.
Dentro Pandev e Bani dopo il thè dell’intervallo, in cui Maran rimodula le consegne. La salita ha le sembianze di una via crucis, anche se i nostri ripartono con un piglio superiore, mentre Rincon e soci cercano di congelare il match. Ci sta. La condizione deve crescere, non è un segreto da nascondere sotto terra. Le interruzioni si susseguono come l’alternanza di luci ai semafori, rendendo difficile l’impresa di dare continuità all’azione e conquistare profondità. L’imprecisione è di casa e la frenesia un nemico da combattere in parecchie occasioni. È Belotti a sedersi al tavolo per calare il tris, il piattone da buona posizione sorvola la traversa. Dalla panchina si alzano Criscito e l’ex Parigini. La clessidra scorre insieme ai granelli di speranza che si depositano sul fondo. Il Grifone sale con una certa facilità sino alla trequarti, poi guadagnare la piattaforma di sparo è un’altra storia. Sirigu assiste sbrigando l’ordinaria amministrazione. Restano solo gli spiccioli da spendere. Il Toro arma il contropiede, il Genoa sbatte contro il muro di maglie fosforescenti che ha davanti. Le opportunità da calci da fermo si rivelano un buco nell’acqua. Nel finale Scamacca segna il quarto gol in tre partite, Coppa Italia compresa, con una stoccata dai venti metri. Il jolly infrasettimanale se ne va senza concedere punti e sabato al Ferraris c’è la gara contro la Roma, prima della sosta per recuperare uomini ed energie.