
Usciamo dall’Olimpico con una sconfitta di misura (1-0) che premia la Roma e offusca i nostri meriti di essercela giocata a viso aperto. La differenza è tutta nel gol realizzato da Mancini che fa pendere l’ago della bilancia in direzione contraria.
Il Genoa affronta il match senza timori reverenziali dettati dalla classifica, rispondendo colpo su colpo a una Roma che usa l’ampiezza del campo per aprire varchi. La prima girata porta la firma di Destro, tra i grandi ex, bravo a liberarsi con un guizzo. Lopez blocca la conclusione a mezza altezza. I padroni di casa accusano un ritardo di carburazione e i nostri salgono prima sull’Aventino, poi scollinano con frequenza nell’altra metà. Teniamo bene le distanze. In difesa siamo reattivi e troviamo profondità con le incursioni di Zappacosta e Ghiglione che arano le fasce. L’equilibrio si spezza, in un replay del derby per la fattura, sugli sviluppi di un angolo con il vantaggio giallorosso. Sul traversone Mancini, in mezzo a un traffico degno del raccordo anulare, stacca più in alto di tutti e infila il primo foro romano. C’è da lavorare su questo aspetto. La rete sblocca mentalmente la squadra di Fonseca: Pedro impegna Marchetti che disinnesca una bordata dal limite. Nel reparto centrale Strootman accende il lavaggio, Badelj stende i panni e Zajc stira qualche buona geometria, pur perdendo strada facendo, a livello collettivo, qualche misura e sicurezze. I ritmi di gioco restano alla portata. Manchiamo nell’ultimo passaggio, nell’invenzione decisiva, per armare l’attacco e attaccarci al tram per risalire. Abbiamo giocato alla pari, ma andiamo al riposo sotto di uno.
A inizio ripresa mister Ballardini cambia inserendo Cassata e Shomurodov. L’inizio è promettente con Cassata, l’azione era viziata da un fuorigioco, pronto a far partire una fucilata respinta con lo scudo da Lopez. Anche Zappacosta arriva a liberare il destro, il rasoterra non fa danni. Il match si mantiene piacevole per lunghi tratti e il pallone scorre veloce sui binari disegnati dagli schieramenti. Il peso di fare la partita ricade dalla nostra, così ci rimbocchiamo le maniche e ripartiamo ogni volta per raggiungere i sedici metri degli avversari, non esattamente protetti come un’oasi del WWF. Peccato non riuscirne ad approfittare. Il Grifone è vivo ed esercita una discreta pressione in avanti, stentando solo al momento del dunque. Un tentativo a giro del subentrato Villar, deviato da Radovanovic, si stampa sulla base esterna del palo. Pericolo scampato! Restiamo dentro l’incontro anche se i minuti passano. Chissà che dall’enclave rossoblu’ non possa scaturire un segnale. Raccogliamo le forze per il forcing finale al quale partecipano Scamacca e Melegoni. Il rosario della speranza viene snocciolato in tutte le maniere. Proprio Scamacca va vicino al pareggio con una stoccata dopo una bella combinazione. Fuori di pochi centimetri. Le maglie si allargano sui due fronti con la stanchezza che si fa sentire. Torniamo a casa a mani vuote con la consolazione di un’altra prestazione positiva.