
Per due volte sotto, il Genoa riacciuffa due volte avversari e punteggio, portando a sette la striscia di risultati utili consecutivi. Solo con un grande carattere usciamo dal campo con un punto di fronte a un Verona a cui fare i complimenti.
È un avvio di partita complicato per la pressione che gli ospiti esercitano a tutto campo sui nostri portatori di palla. Restiamo bassi a livello di baricentro per non servire nel piatto a Lasagna la chance di partire in velocità negli spazi, ma stentiamo a prendere le misure e i lanci dalle retrovie in costruzione sono preda degli avversari che si muovono coi radar. La supremazia territoriale si traduce nel gol del vantaggio alla prima opportunità. La salita inizia subito, fuori i ramponi. Barak lavora il pallone sulla destra e serve al centro per Ilic che infila di prima nella porta di Perin prendendo il tempo a tutti come un orologio Trebino. Va di lusso poi su una ripartenza di Lasagna che si divora il raddoppio calciando incredibilmente fuori la sfera dopo essersi aperto un’autostrada. Il Grifo gioca con il freno a mano tirato. Gol mangiato, gol subito? La legge purtroppo non scatta sul diagonale di Czyborra libero di battere a rete sul traversone di Zappacosta che attraversa l’area. A centrocampo le vie sono ostruite come le arterie consumate dalle boccate di fumo. Il giro palla veneto manda a vuoto i tentativi di riconquistare il possesso in zone più vicine alla linea difesa da Silvestri. Ci proponiamo raccogliendo qualche angolo frutto della spinta sulla fascia di Zappacosta. È un Verona tonico, compatto, quadrato. Pjaca si guadagna una punizione da posizione interessante, Zajc tira fuori la magic box e per poco non incastona il pareggio. La parabola sorvola la traversa di un fiammifero. Nel finale saliamo di tono, conquistiamo metri e svoltiamo con il fraseggio per incunearci tra le linee dove conficcare spine. Le rose potrebbero sbocciare nel recupero dopo un’azione manovrata: il destro secco di Zajc sfiora il montante per un nulla di fatto.
È una logica conseguenza rimescolare le carte per pescare il jolly dalla panchina, un lavoro spesso riuscito nelle ultime partite a mister Ballardini. Entrano Shomurodov e Pellegrini. Pjaca arretra il raggio da trequartista per fare da collante con l’attacco. Detto, fatto. Proprio Shomurodov firma l’1-1 trovando l’angolino lontano e capitalizzando un disimpegno errato di Cetin. Gli uomini di Juric non fanno una piega e si ributtano in avanti schiacciando sull’acceleratore. I nostri sedici metri restano zona rossa per Lasagna, quando il 92 spedisce sul palo il piattone dalla mattonella giusta. Troviamo con il passare dei minuti, grazie all’ingresso di Rovella, geometrie migliori per incanalare il gioco, pur restando con un atteggiamento di base prudente. Non basta. Faraoni trova lo spiraglio per realizzare di nuovo il sorpasso con una fiondata che è una sentenza e una mazzata sul morale. A seguire Perin si deve distendere per respingere una gran botta di Zaccagni. I gialli sembrano avere i tentacoli da come riescano ad arpionare il pallone in quasi tutte le zone del terreno. Dentro anche Pandev e Scamacca: o la va o la spacca. Molliamo gli ormeggi e navighiamo a rimorchio con la voglia di allungare la serie positiva in un match che resta ingarbugliato come la stesura di certe normative. Scamacca fa partire un missile rintuzzato da Silvestri, le interruzioni frequenti spezzano il ritmo. Arrivare dall’altra parte resta un’autentica impresa per trovare il forcing e fiaccare la lucida resistenza dell’Hellas. L’ex Bessa va vicino al tris con un destro che sibila a lato del montante. Sembra che non ci sia modo per avvicinarci e invece, in pieno recupero e sugli sviluppi di un corner, Badelj calcia dal limite (in dieci per l’infortunio di Pellegrini) e piega le dita di Silvestri coperto dai suoi.