
Termina 1-1 il derby della Lanterna n 121. Senza pubblico, lo spettacolo nello spettacolo, i protagonisti danno vita a un incontro tirato e alla fine il verdetto rispecchia l’andamento. Un tempo per parte.
I nostri impattano bene sul match. Giocano con personalità, fraseggiano con buone geometrie e scoccano il primo dardo con Pandev. Il sinistro del totem macedone termina sul fondo. C’è equilibrio tra i reparti, il campo è coperto dai radar rossoblu’. Gli avversari girano a vuoto stentando a trovare le misure, prima di prendere confidenza, affidarsi al giro palla e guadagnare spazi sulle corsie esterne. Dopo un paio di tentativi innocui dalla distanza, i blucerchiati passano inaspettatamente. Jankto si infila in una creuza e gonfia l’angolo più lontano alle spalle di Perin. Il Genoa c’è e reagisce. Audero toglie le castagne dal fuoco volando su una deviazione aerea di Zapata destinata nello specchio sugli sviluppi di un corner. Chapeau. Nulla può sulla stoccata, di lì a poco, di Scamacca che raccoglie l’assist di Lerager e incrocia sul secondo palo dentro l’area. Terzo gol in settimana, gustoso come il sugo con il tuccu. Il Doria raccoglie angoli, resta con la guardia alta e fa bene. È un Genoa pimpante che tiene botta, crea pericoli e sfiora il vantaggio con Rovella. La conclusione del talento cresciuto in casa, l’ennesimo sfornato dalla Cantera, è disinnescata prima che faccia danni. Ai punti più Genoa che Sampdoria. Tant’è.
Nella ripresa la prima avvisaglia, come uno di quei bengala che illuminano la notte di Marassi, è ancora di Pandev. La mattonella è invitante, la stoccata tradisce le aspettative. C’è animosità sul terreno. Le voci ridondano come al mercato del pesce. Prova di qua, prova di là. La palla ristagna in prevalenza nel mezzo e le poche incursioni alla fine cozzano contro la diga. La cerniera in mezzo è ermetica, Badelj detta i tempi e muove le pedine intorno a sé. Tra le prime sostituzioni e le frequenti interruzioni, la partita prosegue senza acuti. Alla ricerca del bandolo della matassa, i ritmi calano e le vere occasioni latitano. Si prende fiato e al Vecchio Grifo manca per le recenti peripezie. Il lavoro di cucitura è fatto con lana grezza, non è tempo di ricami. Ci vuole cuore. L’iniziativa è dei padroni di casa nella ripresa, il subentrato Keita centra il montante con l’aiuto provvidenziale di Perin. C’è da raccogliere le energie e Maran attinge dalla panchina per serrare le linee e dare respiro. È sempre Keita a portare la minaccia dentro i sedici metri, Perin alza i guantoni e dice no. È un finale di sofferenza, ma Zajc e compagni non demordono e marcano il punto in classifica. Mercoledì al Ferraris arriva il Torino, un’altra occasione per fare dei passi avanti.