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03.02.24
PartiteOttavo risultato utile consecutivo. Badelj e compagni prolungano la serie positiva con un clean sheet. A Empoli termina 0-0. Un pareggio dopo due successi consecutivi. Due pari e due vittorie nelle ultime quattro trasferte. Le difese dettano legge. Nella ripresa due occasioni per passare in vantaggio con Spence e Gudmundsson. Nel finale espulso per doppia ammonizione De Winter. Salterà il match di domenica con l’Atalanta. Lo spettacolo dei genoani sugli spalti.
Primo tempo incartato – Rari tiri, rare emozioni. Un nulla di fatto nel tran-tran generale. I primi 45 se ne vanno senza lasciare tracce, dentro una gara combattuta e senza spiragli. L’inizio è incartato sul piano tattico. Una lettura inappuntabile da entrambi i lati, sulla base di spartiti incontrovertibili. Ligi alle consegne i 22. Gli spazi per affondare i colpi risultano una caccia senza tesoro. Sugli spalti il colpo d’occhio inquadra lo sventolio delle bandiere con i 4 mila che soffiano alle spalle. La prima incursione è di Cambiaghi che non inquadra la porta da posizione defilata. Ci schieriamo con Martinez-De Winter, Bani, Vasquez-Spence, Frendrup, Badelj, Malinovskyi, Sabelli-Retegui, Gudmundsson. L’Empoli manovra fino alla trequarti senza sbocchi. Noi copriamo il campo con raziocinio e, quando mettiamo il becco in avanti, mostriamo qualche timidezza a verticalizzare e azionare l’imbucata. “Segna per noi, vogliamo vincere” è il tuono della curva in versione scampagnata. Prendiamo un paio di angoli e la mettiamo dentro con Sabelli di ribattuta, ma c’è off-side. Dall’altra è Zurvowski a telefonare la conclusione d’interno tra le braccia di Martinez. La partita rimane attaccata ai blocchi di partenza. L’interpretazione difensiva senza macchie su entrambi i fronti. Andiamo a prendere il thè dopo un minuto di recupero.
Secondo con due palle gol – Nella ripresa accendiamo le speranze gettando via la maschera. Ripartiamo con Ekuban che rileva Malinovskyi. Una mossa per smuovere l’andamento, con Gudmundsson tra le linee per esplodere giocate di fantasia. Come a volte succede, la seconda parte prova a scattare. Cambiaghi timbra il palo con un rasoterra all’interno dei sedici metri. Anche senza creare occasioni in avvio, guadagniamo fette di campo e siamo propositivi, dando la sensazione di essere in controllo. Sugli esterni spingiamo, più sulla sinistra che sulla destra, mettendo dentro spioventi che non portano frutti di stagione. Un tentativo da una parte, uno dall’altra. Si procede all’interno di una fase spezzettata. I padroni di casa conquistano un paio di punizioni tagliate dentro l’area. Sfilano sul fondo senza destinatari, diversamente dai cartellini gialli che l’arbitro Feliciani estrae dal taschino. Dentro Martin e Vitinha, all’esordio in rossoblù, al posto di Sabelli e Retegui. La palla buona è sulla testa di Spence, imbeccato dallo spagnolo. Luperto salva sulla linea strozzando l’urlo in gola. Poi è Destro di tacco a raccogliere un cross, Martinez tira giù la saracinesca con tempismo. Abbiamo voglia di andare a prendercela alzando i giri nel finale. Dietro siamo pratici e sul pezzo. L’ultima chance è una stilettata di Gudmundsson fuori di pochi centimetri. Il sipario cala sull’inferiorità numerica.